Nell’ultimo post del nostro blog abbiamo parlato di come scrivere un Cv efficace al fine di ottenere un colloquio di lavoro con l’addetto alla selezione del personale dell’azienda di nostro interesse. Bene, il nostro Cv è stato ricevuto e giudicato interessante, perciò l’azienda ha deciso di contattarci per un colloquio conoscitivo. Come ci prepariamo a questo importante appuntamento? Lo vedremo nel post di oggi.
Mettendoci per un attimo nell’ottica dei selezionatori, è importante sapere che selezionare significa prima individuare i requisiti necessari per rivestire un determinato ruolo in azienda, poi scegliere le persone in possesso di tali requisiti. I requisiti sono definiti in termini di:
- competenze di base;
- competenze tecnico-professionali;
- competenze trasversali e risorse psicosociali;
- ulteriori elementi (età, domicilio, possesso auto…).
Gli strumenti usati per la selezione possono essere:
- Screening dei Cv/screening telefonico (pre-selezione);
- Test psico-attitudinali (e non) e/o questionari. Essi sono strumenti di misura pensati per realizzare una valutazione di tipo quantitativo, per valutare abilità mentali e caratteristiche di personalità. Per il selezionatore rappresentano solo uno strumento di supporto che concorre alla determinazione del punteggio finale. Come affrontare i test? Se le istruzioni sono poco chiare, chiediamo chiarimenti prima di iniziare, perché spesso non ci sarà data la possibilità di farlo dopo. Cerchiamo di capire se occorre rispondere a tutte le domande: in caso contrario, saltiamo quelle di cui non conosciamo la risposta certa. Non consegniamo troppo prima della scadenza del tempo per non indurre sospetti sul nostro operato e, piuttosto, durante e al termine del test cerchiamo di capire il suo significato in rapporto col profilo richiesto dall’azienda/istituto di formazione.
- Role playing. Si tratta di un metodo basato sulla simulazione di una situazione aziendale. I candidati sono selezionati in base al comportamento mostrato in possibili scenari della vita organizzativa;
- Colloqui di gruppo. Si svolgono tra 5 o 10 candidati che non si conoscono tra loro ai quali viene assegnato un compito da portare a termine entro un tempo prestabilito. L’attenzione del/i selezionatore/i si concentra anche in questo caso sui comportamenti dei partecipanti, non sul tipo di risultato ottenuto. Come affrontiamo il colloquio di gruppo? Facciamo attenzione ad apparire né troppo ingenui, né troppo ‘costruiti’: non assumiamo atteggiamenti forzati, definiamoci un ruolo preciso (es. di mediatore), siamo spontanei, semplici, pratici e chiari nel parlare, motiviamo le nostre opinioni, non prevarichiamo gli altri nella discussione e mostriamo piuttosto capacità di ascolto attivo. Badiamo al fattore tempo;
- Assessment center (combinazione di più strumenti di selezione). È un metodo di valutazione di tipo multiplo, che include in genere interviste, colloqui di gruppo, test e prove di simulazione. Il principale vantaggio degli assessment centers deriva dalla loro durata, che può variare da 1 a 5 giorni: in tal modo si ha la possibilità di osservare in modo prolungato i candidati in molteplici situazioni formali ed informali. L’impiego di più valutatori può poi ridurre le distorsioni di giudizio presenti nelle singole valutazioni;
- Colloqui individuali o interviste. Se gli strumenti precedenti vengono utilizzati soprattutto dalle aziende di medie o grandi dimensioni, il colloquio individuale è invece proprio di qualsiasi realtà aziendale, piccola o grande che sia, ed è per questo che merita maggiormente la nostra attenzione.
Il colloquio di lavoro è il “gioco (o il giorno) della verità”, il momento in cui ci confrontiamo con noi stessi, con le nostre capacità e facciamo emergere la nostra personalità al fine di volgere l’interesse dell’interlocutore verso il sì. Per noi candidati, obiettivi del colloquio sono:
- capire il tipo di lavoro proposto e se esso è di nostro interesse;
- capire se l’azienda piace;
- illustrare al meglio le nostre conoscenze, competenze, potenzialità.
Per il selezionatore sono invece:
- capire cosa sappiamo fare e come;
- capire se ciò può essere utile all’azienda;
- capire se il lavoro proposto ci interessa;
- rendersi conto della nostra affidabilità.
Prima di entrare nello specifico delle domande che i selezionatori possono rivolgerci, ecco alcuni piccoli accorgimenti da adottare in vista (o durante un colloquio di lavoro):
- Arriviamo in orario (non troppo in anticipo, MAI in ritardo);
- Accertiamoci (già in occasione del contatto telefonico o via mail) del nome della persone che ci intervisterà;
- Spegniamo il cellulare (anche la vibrazione costante può dare fastidio);
- Reperiamo informazioni in merito all’azienda e al profilo richiesto; la disinformazione in proposito può essere un forte punto a nostro svantaggio;
- Prepariamo mentalmente una buona autopresentazione (bilancio delle esperienze formative e lavorative, caratteristiche e capacità);
- Non facciamoci accompagnare da amici o parenti (non fin nella stanza del colloquio almeno, siamo grandi e vaccinati!);
- Non presentiamoci in maniera sciatta ma neppure col vestito dell’ultimo matrimonio cui abbiamo partecipato;
- Evitiamo accessori, colori e trucco vistosi: il nostro look dev’essere pulito, semplice e professionale;
- Cerchiamo di non essere né troppo ‘ingessati’ nella postura o formali nel linguaggio, né troppo scomposti o amichevoli: evitiamo di accavallare le gambe, tenere le braccia incrociate o le mani in tasca;
- Lasciamo in pace capelli, articoli di cancelleria che possono trovarsi tra le nostre mani, vestiti e oggetti;
- Portiamo con noi una copia del Cv firmata;
- Se gli interlocutori sono due, alterniamo periodicamente lo sguardo quando rispondiamo alle domande: evitiamo di fissare lo sguardo soltanto su quello che ci ha fatto l’ultima domanda, poiché al termine del colloquio saranno entrambi a formulare un giudizio su di noi;
- Manteniamo la calma anche nei momenti di imbarazzo o di maggiore tensione;
- Rispondiamo alle domande in maniera chiara, concisa, sincera e in un italiano possibilmente corretto e fluente: la sintesi e la giusta dose di sicurezza sono le caratteristiche maggiormente apprezzate;
- Moderiamo la nostra cadenza/difetti di pronuncia ed evitiamo espressioni dialettali;
- Valorizziamo tutte le esperienze di lavoro fatte, anche quelle senza regolare contratto (es. ripetizioni private, babysitting, attività di promoter, volontariato, ecc.), magari giustificandole con un desiderio di autonomia economica o attribuendo a esse un eventuale ritardo negli studi;
- Mostriamo interesse per il lavoro proposto e motiviamo la nostra candidatura in maniera convincente;
- Presentiamoci come persone concrete, propositive, attive, semplici, affidabili;
- Chiediamo informazioni dettagliate sulla mansione e sulle prospettive di crescita, ma NON facciamo domande sul trattamento economico a meno che l’argomento non venga tirato fuori dall’interlocutore;
- Non dichiariamo cose false, soprattutto per quel che riguarda competenze tecniche o linguistiche, perché potrebbero essere verificate in sede di colloquio.
Ora, quali sono le domande-tipo che possono capitarci ad un colloquio? Eccone alcune, cosicchè possiamo almeno in parte prepararci ad affrontarle:
- Conosce la nostra azienda/Come è giunto a interessarsi della nostra azienda?
- Come mai le interessa questo settore?/Come mai da laureato in A desidera trovare impiego nel settore Z?
- Riassuma i punti principali del suo Cv.
- Quali sono le sue materie preferite e in quali ha raggiunto i risultati migliori/peggiori?
- Che rapporti ha/ha avuto con docenti e compagni?
- Attività extrascolastiche? Come sono state coordinate con lo studio?
- Qual è la sua opinione di sé, dei titoli conseguiti e dei risultati finora ottenuti?
- Quali sono i suoi punti forti e quali le aree di miglioramento? Nel caso dei punti di forza, è bene elencare quelli più attinenti con il profilo per il quale ci siamo candidati; per quanto riguarda i punti di debolezza, ammettiamone serenamente l’esistenza e dimostriamo di aver individuato delle soluzioni.
- In che tipo di aziende ha operato e qual è il suo giudizio?
- Perché ha cambiato spesso lavoro?
- Quali aspetti del lavoro giudica più gratificanti? Quali meno?
- Quali sono stati i maggiori problemi incontrati e come sono stati affrontati?
- Quali i rapporti con superiori e colleghi?
- Quali sono i suoi obiettivi lavorativi?
- Cosa si aspetta da questa azienda?
- Perché dovremmo assumere proprio lei?
- Quali sono le sue disponibilità e limiti in fatto di orari, sede, trasferimenti, frequentazione di corsi di aggiornamento?
- Quali sono le sue aspettative economiche?
- Come trascorre il tempo libero?
- Domande sulla famiglia di origine e sul livello socio-economico di provenienza.
- È attaccato alle proprie idee o cambia parere facilmente?
- È portato a stare con gli altri, ad accettare il dialogo, ad ascoltare?
Concluso il colloquio, fermiamoci qualche minuto a fare mente locale… Ripercorriamone le fasi e cerchiamo di individuare gli eventuali errori commessi, le dimenticanze, gli aspetti positivi. Non “perseguitiamo” l’azienda con telefonate o mail in merito all’esito ma, se non ci sono giunte notizie nell’arco di due settimane-un mese, facciamo una telefonata o inviamo una mail.
E se il primo, il secondo, il terzo colloquio non sono andati come speravamo, ricordiamoci sempre che, indipendentemente dall’esito, ognuno di essi è un’occasione di crescita e di riflessione che ci aiuterà ad affrontare al meglio le prove successive fino a superarle!
In bocca al lupo!
Bibliografia:
- “Management delle risorse umane” (Enrico Auteri)
- “Fare Assessment” (Gian Carlo Cocco, Angela Gallo)
- “L’intervista di selezione. Teoria, ricerca, pratica”