Il dibattito sui concetti dell’innovazione sociale è avanzato, profondo. In qualche caso fatto di slogan, in altri con un contenuto teorico prevalente.
Nel frattempo il mondo che interpreta questi temi è ricco, variegato; stanno succedendo cose interessanti promosse da player importanti: Ashoka Italia ed i suoi change makers; i grossi aggregatori di imprese sociali che stanno lavorando su ibridi profit/no profit (come CGM, Confcooperative, Legacoop, e altre organizzazioni); le Fondazioni bancarie come Cariplo che lavorano sull’innovazione nel welfare, nella cultura, nell’ambiente; le Università (come l’UPO o Tor Vergata) ed i centri di ricerca (come Aiccon o Euricse) che stanno moltiplicando le loro proposte e ricerche; l’Unione Europea, lo Stato, alcune Regioni che stanno supportando l’innovazione sociale nel costruire incubatori ed acceleratori ma anche nel riconoscere nuovi soggetti (B corp, Imprese sociali, startup a vocazione sociale); le Banche ed i Venture Capitalist che stanno costruendo prodotti per sostenere le organizzazioni che si occupano di innovazione sociale.
In questo mondo in grande espansione non basta avere una buona idea, bisogna realizzarla e lì emergono i problemi.
Noi vogliamo aiutare i practitioner a costruire sistemi e tools utili per gestire l’innovazione sociale.
Tre elementi di innovazione:
- Partire da case histories, che rendono concrete le teorie che aiutano a leggerle in profondità, offrendo un supporto nella contestualizzazione degli apprendimenti alle proprie realtà; e di stage in azienda per chi l’esperienza se la deve ancora fare.
- Analizzare e approfondire il rapporto con il rischio e l’errore. Se innovazione si sta facendo, il margine di fallimento è alto per definizione. Come ci si rapporta con questo? come si impara dai propri e altrui fallimenti? come si minimizza l’impatto del fallimento dietro l’angolo?
- Una proposta formativa che prevede la presenza costante in aula di coach esperti che possano sostenere e guidare il lavoro dei corsisti. Oltre al concetto di formazione è centrale e prioritario il fatto di costruire classi che rappresentino opportunità di rete. Una formazione che nasce sui casi di studi e si candida a produrre esperienze innovative a partire dall’aula stessa.
Obiettivi
Formare gestori esperti di progetti di innovazione sociale sul territorio che siano in grado di governare i processi a valle dei finanziamenti, la complessità delle reti territoriali, in grado di capitalizzare l’effetto start-up dei progetti.
Esiste una proposta ampia sulle teorie dell’innovazione sociale, crediamo che l’ambito delle pratiche meriti la strutturazione di un percorso su questi temi:
- Facilitare i processi di ideazione
- Gestire l’organizzazione del progetto
- Coltivare e manutenere le reti
- Gestire i processi di rendicontazione economica e dell’impatto sociale
- Produrre la sostenibilitàa valle del finanziamento
- Analizzare e gestire gli esiti.
- Comunicare i progetti
Destinatari
- Progettisti
- Coordinatori di progetto
- Responsabili di cooperative ed imprese sociali
- Funzionari PA
- Studenti con laurea magistrale
Sbocchi professionali
- Gestore per imprese pubbliche e private di progetti critici in ambito di innovazione sociale.
- Quadro pedagogico
Contenuti
Dal punto di vista metodologico la scelta è quella di privilegiare l’apprendimento dall’esperienza mettendone a fuoco tre livelli:
- L’utilizzo di progetti reali in corso che rappresentino dei casi studio analizzabili negli aspetti innovativi di successo e nelle criticità e fallimenti. Ogni caso preso in esame permetterà di mettere a fuoco una area specifica d competenze necessarie all’assunzione del ruolo che si vuole aiutare ad assumere. Da questo punto di vista i contenuti teorici saranno non tanto la premessa all’analisi della situazione e alla loro applicazione deduttiva, quanto il quadro di riferimenti che permetterà di interrogare i progetti e di mettere a fuoco le ulteriori necessità di approfondimento e studio.
- La valorizzazione delle esperienze dei partecipanti al fine di permettere una connessione fra nuovo apprendimento da assumere e patrimonio già a disposizione dei partecipanti per poter introdurre le modificazioni necessarie al cambiamento collocandole all’interno di un quadro di riferimento comprensibile per i partecipanti.
- Il contesto dell’aula come luogo di ricerca, sperimentazione e scambio. Riteniamo che per apprendere sia necessaria caratterizzare il metodo di lavoro con le stesse dinamiche da cui è caratterizzato l’oggetto di apprendimento. Se l’innovazione è ricerca, cooperazione sperimentazione, l’aula dovrà permettere di vivere le stesse esperienze tramite gli strumenti e le metodiche che garantiscano la possibilità di fare quel tipo di esperienza.
Per permettere questo approccio grande importanza avranno due coach, esperti di pratiche dell’innovazione sociale che si alterneranno in funzione delle macro aree di contenuti. Mentre ai docenti, relativamente meno presenti che in altri contesti formativi, viene riservato il ruolo di portare in aula i contenuti che la ricerca-azione evidenzierà come necessari in termini di premessa o di approfondimento.
Note
Durata 8 appuntamenti presenziali con cadenza bisettimanale nell’arco di un semestre a cui si aggiungerà un percorso di stage nelle aziende già impegnate in azioni di innovazione sociale.