Dal punto di vista della cultura imprenditoriale, l’Italia diventa sempre più competitiva. Insieme a Stati Uniti, Inghilterra e Germania, il Belpaese si inserisce tra le più importanti realtà al mondo per l’impegno profuso verso la creazione di un ecosistema startup. Stando ai dati ufficiali dell’associazione Italia Start-Up e delle Camere di Commercio d’Italia, nel 2013 oltre 110 milioni di euro sono stati investiti nel settore e 1.554 società italiane si sono iscritte alla sezione startup innovative del Registro delle Imprese. Numeri senz’altro destinati a crescere nel 2014, così come le opportunità occupazionali per i neolaureati.
Per trasmettere la consapevolezza dell’enorme potenziale offerto dalle startup ai giovani, la Facoltà di Economia dell’Università “Niccolò Cusano” ha realizzato un’infografica che per la prima volta illustra dati, fasi di vita, fonti di finanziamento, protagonisti ed enti coinvolti nella nascita di queste nuove realtà imprenditoriali e nello sviluppo di una cultura “startup oriented”.
Nascendo da quella voglia di cambiamento e di innovazione, di mettersi in gioco e di rischiare che caratterizza i giovani imprenditori italiani, le startup, secondo quanto illustra l’infografica, trovano applicazione per lo più nei settori del web (49%), dell’ICT (21%), dei servizi (19%), dell’elettronica e dei prodotti di consumo.
I soci fondatori sono solitamente tre, hanno in media 30 anni, il 48% di loro vive al Nord ed il 52% è in possesso di una laurea di primo livello. Nell’80% dei casi gli startupper italiani hanno avuto precedenti esperienze nell’ambito del lavoro dipendente, ed è proprio qui che hanno conosciuto i loro soci e fatto maturare il progetto imprenditoriale.
Per far fronte alle difficoltà e al disorientamento di chi oggi volesse avviare o abbia già avviato un progetto d’impresa ad alto contenuto tecnologico, l’infografica rende noti tutti i passaggi da seguire e i soggetti da coinvolgere per ottenere i finanziamenti, generare reddito e infine portare la startup ad un exit: bootstrapping, incubatori, investitori, Stato, università, business angel, mentor, venture capitalist, acceleratori e così via.
A svolgere un ruolo decisivo nel processo di trasformazione dell’idea innovativa di business in realtà concreta sono gli incubatori, veri e propri laboratori specializzati per settore che aiutano gli imprenditori a capire come sviluppare il progetto e a verificarne la fattibilità sotto tutti i punti di vista. Società neonate come Amc Instruments, attiva nella ricerca biologica e meccatronica, Jobrapido, nota per aver realizzato il portale dedicato agli annunci di lavoro, Viamente, operante nel settore della logistica e dei trasporti e Creabilis, nel campo delle biotecnologie, ad esempio, devono il loro attuale successo all’impegno degli incubatori nel disseminare innovazione e nel contribuire allo sviluppo economico del Paese.
Se le piccole e medie imprese italiane perdono ogni anno migliaia di posti di lavoro e faticano a restare a galla perché schiacciate da una burocrazia contorta e da una pressione fiscale ai massimi storici, le startup possono usufruire dei vantaggi fiscali previsti dal decreto Sviluppo Bis del Governo Monti. Non solo: pur rappresentando circa il 2% dell’universo produttivo italiano, le startup creano più occupazione delle imprese tradizionali per i giovani e in questo modo contribuiscono alla crescita economica, spiega lo staff dell’università telematica Unicusano.
Infografica a cura della Facoltà di Economia dell’università online Unicusano